Lo ammetto sono una tra le sue lettrici più restìe.
Ammetto di non averla mai capita e, per questo, di non essere mai riuscita ad amarla. Ad amare le sue parole.
Ammetto che questo mio "non amore" per lei è noto, il mio compagno quando mi vuol far innervosire mi chiama Oriana. Credo che rappresenti per me la scrittrice che non vorrei diventare.
Ma immensa è la sua storia, infinite le cose che è stata in grado di raccontarci, sconfinata la sua dedizione per la causa che aveva scelto di perorare.
Oriana Fallaci. Inserisco il suo libro in questa sezione perchè, in fondo, credo che sia la cosa più giusta.
Avrei potuto inserirla in quasi tutte le altre sezioni. Dalla storia, alle icone, agli anni.
Ma la inserisco qui. E scelgo il suo INSCIALLAH per questo viaggio.
Credo che questo personaggio sia stato dannatamente controverso. Credo che abbia dato una possibilità alle donne che sognavano il giornalismo, che abbia insegnato che essere donna non è un limite per nessun mestiere, e nemmeno per il giornalismo.
Credo che abbia aperto la strada alla scrittura che unisce letteratura e racconto della verità e credo che le parole che anticipano "Insciallah" siano esemplificative di questo concetto:
I personaggi di questo romanzo sono immaginari.
Immaginarie le loro storie, immaginaria la trama.
Gli eventi da cui essa prende atto sono veri.
Vero il paesaggio, vera la guerra nella quale il racconto si svolge.
L'autore dedica questa sua fatica ai quattrocento soldati americani e francesi trucidati nel massacro di Beirut dalla setta dei Figli di Dio. Lo dedica agli uomini, alle donne, ai vecchi, ai bambini trucidati negli altri massacri di quella città e in tutti i massacri dell'eterno massacro che ha nome guerra.
Questo romanzo vuol essere un atto d'amore per loro e per la Vita
Questo libro, uscito nel 1990, "prende atto" dall'attentato suicida deikamikaze islamici contro le caserme americane e francesi che causò 450 morti tra i soldati durante la guerra civile in Libano degli anni Ottanta.
Dopo l'uscita di questo romanzo la Fallaci si ritirò nella sua abitazione di New York e si svestì dai panni di inviata di guerra.
Riconosco questa lungimiranza alla Fallaci, credo che il suo "essere per il mondo" le abbia donato gli strumenti necessari a comprendere gli spostamenti d'aria che anticipavano le svolte epocali della nostro storia.
La Fallaci con questo romanzo anticipa quello che sarebbe stato il più grande "tema" della nostra epoca, ovvero il rapporto tra la civiltà occidentale ed il Medio Oriente. Un decennio prima dell'attentato al World Trade Center.
Non mi trovo d'accordo con le posizioni prese da Oriana Fallaci da quel momento in poi ma credo al suo impegno attraverso le lettere.
Non credo sia stata una scrittrice illuminata, credo piuttosto che le sia mancato proprio quel lume che ne avrebbe potuto fare una delle più grandi autrici del millennio, cosa che non è stata.
Nonostante questo, che rimane il mio pensiero, credo che nessuno di noi possa avere il diritto di negare quello che questa donna ha impegnato per difendere ciò in cui ha creduto.
Questo credo esser stato il suo merito, e che quello in cui credeva era quanto di più distante da noi non è una giustificazione per non rendere omaggio alla vita di questa donna e di questa inviata di guerra.
Immagino che il finire della vita di Oriana Fallaci sia stato fortemente influenzato da quello che ha visto nei suoi anni "al fronte". E credo che per questo sia necessario avere comprensione ed anche compassione.
Io non amo e non ho amato i suoi libri. Non ho mai tratto ispirazione da lei. Ma rispetto profondamente il modo in cui, in onestà verso quello in cui ha creduto, ha speso la sua vita.
Non amavo in lei il modo in cui la sua esperienza faccia a faccia con la guerra diventava sempre uno scudo, insomma lei era stata al fronte, aveva visto la guerra negli occhi, e quindi se non si era stati sotto le bombe sembrava sempre di non essere all'altezza di poter parlare con Oriana Fallaci.
Chiudo con una frase che riassume tutto quello che non ho amato e che rispetto in questa donna:
<<...Quanto alla guerra che lei ha visto soltanto al cinematografo, per odiarla non ho certo bisogno del suo presunto pacifismo. Infatti la conosco fin da ragazzina quando insieme ai miei genitori combattevo per dare a lei e ai suoi compari la libertà di cui vi approfittate>>