Lo ammetto, questa scelta è influenzata mortalmente dalla giornata che ho appena trascorso.
Una giornata a Napoli, nella città che più amo al mondo.
Da tanti punti di vista, la amo più della città nella quale sono nata, più della città in cui riposa il mare della mia vita, più della città nella quale sarà la mia vita futura.
Napoli è così, è un amore che ti invade oppure non proverai mai.
Se ami Napoli la prima volta in cui la incontri, allora la amerai per sempre, più forte di sempre. Più di qualunque altra città.
Lo spirito dei napoletani veri, quelli che ti salutano dal balcone quando parti, quelli che si emozionano quando ti vedono andare via, quelli che ti danno il loro letto in cui dormire, quelli che preparano da mangiare in più la Domenica perchè se capita qualche amico possono farlo fermare da loro.
Quelli che ridono con tutto il corpo e con tutta la voce.
Quelli che fanno colazione dopo pranzo.
Quelli che sognano di andare via ma che portano nel cuore le Domeniche di sole.
Quelli che non hanno paura di essere deboli e quelli che non fingono di amarla in ogni cosa, la loro città.
Napoli io l'ho amata fin dal primo istante.
Da Posillipo a Piazza Garibaldi. Dal Vomero alla Sanità.
Da D'Alessio a Daniele. Tutto a Napoli ha un motivo di esistere.
O la ami o non la ami.
Ma chi ama Napoli non può non soffrire per quello che le è accaduto in questi anni.
Nel 1995 l'inizio del tracollo di Napoli è raccontato da questo libro bellissimo di Ermanno Rea.
"Mistero Napoletano" è il primo di una trilogia che questo bravissimo scrittore dedica ad una città che "per un miliardo di miliardi" non comprerebbe. Come a dire che su questa città non scommetterebbe più nemmeno lui.
Il tutto raccontato attraverso la storia di Francesca Spada e del suo terzo marito, Renzo Lappicerella, giornalisti e militanti comunisti. Lei morta suicida, arresasi all'inerzia di quella città, di quel mondo competitivo e del fallimento ideologico in cui aveva disperatamente creduto.
Si solito una città fa da sfondo alla storia di un romanzo, di un libro, in questo caso Napoli è il libro.
E non può essere altrimenti.
Napoli è ingombrante così, come il rumore che ti assale quando arrivi, come il sole che ti avvolge nei giorni d'estate.
Come piazza plebiscito, che non riesci mai a vederla nè a fotografarla tutta, perchè è sempre lei che guarda te, che abbraccia te e non si lascia intrappolare nel campo visivo della contemplazione.
In qualsiasi altra città è possibile quello che a Napoli non ti riesce.
E allora l'hanno messa in ginocchio Napoli, portandola oggi ad essere la periferia d'Italia, quando era invece la cultura storica di questo paese. La città che ha dato rifugio a uomini come Benedetto Croce e Giacomo Leopardi ora è sepolta dall'indifferente di un'Italia e dei concittadini che non la meritano.
Più di dieci anni fa Ermanno Rea aveva scritto questo libro per raccontarci la fine di un sogno, di un sogno che per chi ha avuto quel primo amore con questa città, comunque non finirà mai.