Musica

Non puoi giocariiii con mee (ovvero il fenomeno delle Boy band)

Non puoi giocariiii con mee (ovvero il fenomeno delle Boy band)

In principio furono i New Kids on the Block (nel 1984, anche se a voler essere precisi prima ancora c'erano stati i Menudo, la band portoricana del giovanissimo Ricky Martin): il mondo della musica iniziava ad intuire le potenzialità delle cosiddette BOY BAND. Si prendeva un gruppetto di bei ragazzi, più o meno bravi nel canto e nel ballo, si assegnavano loro dei pezzi ad hoc, dalla ballata iper-romantica al brano ballabile, e li si gettava in pasto alle ragazzine in crisi ormonale adolescenziale (e spesso anche alle loro mamme): così si dava il via alla catena di montaggio che produceva fenomeni e assicurava guadagni stellari.

Gli anni '90 pullulano di formazioni del genere, come ben ricorda chi è stato adolescente in quel periodo, e si è trovato a canticchiare "Want you back, want you back for gooood" oppure "I want it thaaaaat waay", magari cercando di abbinare qualche mossa coreografica estrapolata dai videoclip.

I britannici Take That (Gary Barlow, Robbie Williams, Howard Donald, Jason Orange e Mark Owen) si formano nel 1990, anche se il grande successo arriva nel 1993 con l'album "Everything changes", che contiene perle come "Relight my fire", "Pray" e "Babe". Il momento di maggior crisi, per loro ma soprattutto per le migliaia di fans, coincise con l'abbandono da parte di Robbie Williams: ci furono pianti, sit-in, proteste e disperazione, anche se la carriera solista giovò al cantante, che si rivelò essere il più talentuoso del gruppo.

Contemporanei dei Take That furono i meno noti East 17, che però ricordo sempre con piacere, perché sono un po' la faccia cattiva del pop da boy band, quella leggermente meno convenzionale, anche nelle scelte musicali: pensiamo ad esempio alla cover del brano "West end girls" dei Pet Shop Boys.

L'anno di questo post, il 1999, è relativo all'uscita di uno degli album di maggiore successo di un'altra boy band: "Millenium" dei Backstreet Boys, cinque ragazzi statunitensi, Nick Carter, Howie Dorough, Brian Littrel, AJ McLean, Kevin Richardson, raccolti dal manager Lou Pearlman dopo un'attenta selezione (quando si dice un gruppo creato a tavolino). 130 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, uno stuolo di ammiratrici, ognuna con il suo preferito, anche se il biondino Nick andava per la maggiore (avessero intuito la sua tendenza ad accumulare adipe in eccesso con una certa facilità, forse qualcuna avrebbe scelto il mio preferito, ovvero Kevin, che cantava poco, ma fisicamente era quello messo meglio!)

Citiamo per dovere di cronaca anche i Boyzone, la band irlandese che ha lanciato Ronan Keating (vi ricordate la cover di "When you say nothing at all", presente nella colonna sonora del film "Nothing Hill", che proprio nel 1999 veniva trasmessa praticamente ovunque?), e i Westlife, sempre irlandesi, probabilmente la band che raccoglie i soggetti più brutti di questa piccola carrellata. Devo ammettere però che la loro cover di "Uptown girl" di Billy Joel non mi dispiaceva affatto.

Dobbiamo agli N'Sync l'introduzione nel mondo della musica della star del pop Justin Timberlake: se non ci fossero stati loro non avremmo mai potuto apprezzare le doti a 360 radi del ricciolo d'oro più affascinante del XXI secolo.

Concludiamo questo elenco, che sicuramente starà provocando brividi di disgusto ai lettori di genere maschile, con un'altra formazione, più tarda, i Blue, nati nel 2001, ma che si inseriscono appieno nella tradizione delle boyband anni '90: bellocci, ballerini (anche se meno rispetto ai loro predecessori), possono vantare featuring illustri, con Elton John (nella cover di "Sorry seems to be the hardest world") e Stevie Wonder (in "Signed, Sealed, Delivered I'm Yours").

Apro una piccola parentesi che riguarda le versioni in lingua italiana di alcuni brani di queste band: non potete esimervi dall'ascoltare "Quit Playing Games (With My Heart)" dei Backstreet Boys, trasformata in "Non puoi lasciarmi così" (il passaggio "Non puoi giocari con mei", che sembra cantato da Montesano che fa l'imitazione della romantica signora inglese, merita di entrare nella storia), o "Breathe easy" dei Blue, che diventa "A chi mi dice", testo scritto appositamente da Tiziano Ferro, con l'unico criterio dell'assonanza linguistica con l'originale inglese (come si faceva negli anni '60). Non li ringrazierò mai abbastanza per la quantità di risate e per i bei momenti passati a prenderli affettuosamente per i fondelli.

The last but not the least: anche le donne rivendicarono i loro diritti, e nacque la prima GIRL BAND, le Spice girls, Victoria, Emma, Geri, Mel B, Mel C. Predicavano il Girl Power, potere alle donne, ognuna di loro aveva un soprannome, e il primo singolo di successo fu l'indimenticabile "Wannabe": molti si stanno ancora chiedendo cosa fosse il "zigazig ha" (cosa avranno voluto dire?!). Posso vantarmi di saper ancora recitare a memoria la parte rappata di questo pezzo? Si, posso, grazie.

"If you wanna be my lover, you gotta get with my friends, Make it last forever friendship never ends,

If you wanna be my lover, you have got to give, Taking is too easy, but that's the way it is."  "Wannabe"

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