Storia

Samuele Lorenzi e Tommaso Onofri 2002 - 2006

Samuele Lorenzi e Tommaso Onofri 2002 - 2006

Abbiamo parlato di tante cose durante questo viaggio. Di tante persone.

Abbiamo guardato al cielo, abbiamo guardato dentro le viscere della terra.

Abbiamo conosciuto uomini, donne, giudici e giornalisti.

Abbiamo conosciuto soprattutto il potere globale e totalizzante dei media.

Abbiamo visto come la morte di un bambino avesse dato vita alla più grande diretta della storia della Televisione italiana.

La storia avrebbe dovuto insegnarci almeno il rispetto per la vita e la fine della vita dei bambini.

Non è riuscita a farlo.

Quasi venti anni dopo Vermicino abbiamo distrutto altre case, altre madri, altre famiglie.

Abbiamo trasmesso foto ed orrori in modo compulsivo.

Abbiamo giudicato.

Ci siamo divisi in innocentisti e colpevolisti.

Abbiamo rubato altre morti alle loro madri.

Samuele Lorenzi e Tommaso Onofri.

Questi gli altri due volti che non potremo mai dimenticare, che sono stati gettati nelle nostre case.

Esiste un filo, un grande filo rosso che unisce la diretta di Vermicino alle dirette dispensate per le morti di Samuele e Tommaso.

Questo è un orrore a cui non riusciremo più a metter fine.

La morte. La vita. L'amore materno. I bambini.

Queste sono cose per cui dovremmo recuperare del rispetto.

I volti disarmanti di Tommaso e Samuele sono dentro i nostri cuori, come la voce di Alfredino. Ma non abbiamo il diritto di piangerli come se fossero nostri figli.

Non ne abbiamo il diritto.

Non avevamo il diritto di entrare nelle loro case, rubare le loro foto e giocare ad investigare sulle loro morti.

Dico che non avevamo il diritto ma sono tra quelli che le hanno pianto quelle morti.

Sono tra quelli che speravano in una possibilità per Anna Maria Franzoni.

Sono tra quelli che la sera del 1 Aprile 2006 han ricevuto un colpo allo stomaco dopo aver appreso la notizia della morte di Tommaso Onofri.

Ero a cena con una delle mie amiche più care, quasi il pensiero di quel bambino non esisteva più.

Il sequestro del bambino durava da giorni ormai, si sperava di poterlo veder tornare a casa.

Lo speravamo due volte al giorno, durante i tg, mentre la tv distratta passava tra i nostri pasti.

Io quella sera ero al ristorante. La tv lontana, la mia vita sotto gli occhi.

Il cuoco del ristorante uscì e diede la notizia della morte del piccolo Tommaso a tutti.

Non riuscii più a mangiare.

Quasi non riuscivo più a respirare.

Chiedemmo il contro e tornammo a casa.

Ucciso a badilate, a calci o strangolato.

Ogni tg propinava la sua tesi.

Il volto dei genitori offerto ancora durante i nostri pasti.

Non ne abbiamo il diritto.

Non sono nostri figli, nostri nipoti, nostri fratelli.

Non abbiamo il diritto di sentirli vicini e di rubarli al dolore delle loro madri.

La televisione non ha il diritto di farci sentire parte di tutto.

Non eravamo parte della vita di Samuele Lorenzi.

Non eravamo parte della corte che ha condannato la sua mamma.

Non eravamo parte del plastico della casa di Samuele che Bruno Vespa ha riprodotto in seconda serata.

E questo gioco a perdere ci anestetizza, ci rende aridi e ci fa sentire onnipotenti nei giudizi.

Non dobbiamo farlo, per quanto la televisione provi a portarci dentro queste vite, queste morti, questi misteri non dobbiamo lasciarglielo fare.

Abbiamo visto con la diretta di Vermicino come è andata.

Perché i primi giornalisti sono arrivati lì.

Per distrarci.

Non dobbiamo lasciare che ci distraggano gente. Non dobbiamo lasciare che usino le tragedie di questo mondo per farlo.

Se glielo lasciamo fare ne siamo colpevoli quanto loro.

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