Abbiamo visto il volto di Osama Bin Laden.
Abbiamo visto le immagini dei morti d'America. I morti d'America non erano solo figli degli Stati Uniti.
I morti degli attentati dell'11 Settembre colpirono persone di novanta nazionalità diverse.
Il gigante americano era stato messo in ginocchio.
Cosa successe dopo quel giorno?
Successe che il presidente Bush figlio dichiarò "guerra al terrorismo" , che voleva dire invasione dell' Afghanistan, che voleva dire guerra alla parte talebana dell'Afghanistan.
I talebani si erano macchiati della colpa di aver ospitato i terroristi.
Il presidente degli USA aveva espresso la volontà di esportare la Democrazia, mettere la parole fine al governo sciita.
Ma come agirono le truppe statunitensi?
Abbiamo visto il motivo per cui venne invaso l' Afghanistan, perché si riteneva il rifugio delle basi operative di al-Qā'ida,.
Ma l'Afghanistan non fu l'unico scenario di guerra.
Bush figlio invase anche l'Iraq. Perchè?
Si parlò di guerra preventiva, di esportazione della democrazia.
L'idea che ha pervaso qualche mente è stata la fine dell'opera iniziata da Bush padre.
Ma sono solo supposizioni. Prendiamo per buona la tesi dell'uomo più potente del mondo. In quanto uomo più potente del mondo è nel pieno diritto di invadere un paese militarmente per imporre una forma di governo democratico attraverso lo strumento della guerra.
La storia ... unire i puntini ... ricordate?
Ricordate, dicevo parlando della strage di Bologna, la "strategia della Tensione"?
Spaventare un popolo per istigare una reazioni autoritaria?
In effetti l'America sotto shock non risparmiò il suo plauso all'invasione statunitense. Certo lo stesso plauso non potevamo pretenderlo da parte dei soldati che andavano incontro ad una guerra, e non a missioni di pace. Però tutto il mondo era al fianco di Bush figlio nella lotta al terrorismo.
Certo nel 2006 gli stessi Stati Uniti dovettero ammettere la totale estraneità al terrorismo internazionale da parte dell'Iraq, ma in fondo le informazioni che aveva ricevuto il presidente venivano direttamente dalla CIA. Doveroso era da parte sua accertarsi che non vi fossero ombre, cellule del terrorismo nascoste tra la riserve petrolifere irachene.
Insomma i territori erano stati individuati.
Si era proceduto all'invasione.
Le alleanze erano state strette.
In Iraq, proprio lì dove poi venne accertata la mancanza di minacce terroriste, si insediarono le forze alleate italiane.
A Nassiriya in particolar modo furono inviate le truppe dell'Operazione Antica Babilonia". Nassiriya è uno dei più importanti giacimenti petroliferi dell'Iraq.
Si disse, agli italiani che seguivano le operazioni attraverso i telegiornali, che l'Operazione Antica Babilonia era un'operazione di pace ... precisamente l'Operazione Antica Babilonia era un'operazione militare con finalità di mantenimento della pace.
Nella vita voglio fare la scrittrice quindi per me le parole celano tutti i segreti del mondo. E' una cosa mia, mia e di chi sceglie di vivere in parole.
Però in linea di massima le parole hanno la loro importanza.
Sapere leggere le parole è molto diverso da sapere leggere.
E' come vedere e guardare. C'è una bella differenza.
Allora se decidiamo di leggere le parole non possiamo non capire la differenza madornale tra un'operazione militare con finalità di mantenimento della pace ed una missione di pace.
Non sono solo le parole ad essere diverse, a fare la differenza.
E' diverso il mondo.
Chi vuole far passare un'operazione militare con finalità di mantenimento della pace per una missione di pace non si esprime male. Mente.
Mente a chi ascolta.
Mente a chi crede di partire per una missione di pace e si ritrova invece a combattere una guerra.
Mente ai cari che aspettano il ritorno dei propri eroi ed invece si ritrovano a scortare dei feretri tricolore.
L'Afghanistan rifiutava le forze armate. Le rifiutava con i mezzi che aveva a disposizione.
Le truppe italiane erano a Nassiriya, erano lì dal 15 Luglio 2003.
La mattina del 12 Novembre i carabinieri ed i soldati dell'esercito dell'Operazione Antica Babilonia erano di partenza, era il loro ultimo giorno a Nassiriya.
Alle 10.40, le 08.40 in Italia, un camion cisterna carico di esplosivo scoppiò davanti al quartier generale dei carabinieri, base delle operazioni delle forze italiane.
Alla guida un kamikaze puntava dritto l'Italia.
Persero la vita
I Carabinieri:
Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante
Giovanni Cavallaro, sottotenente
Giuseppe Coletta, brigadiere
Andrea Filippa, appuntato
Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente
Daniele Ghione, maresciallo capo
Horatio Majorana, appuntato
Ivan Ghitti, brigadiere
Domenico Intravaia, vice brigadiere
Filippo Merlino, sottotenente
Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante,
Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante
I Militari dell'Esercito:
Massimo Ficuciello, capitano
Silvio Olla, maresciallo capo
Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
Pietro Petrucci, caporal maggiore
I Civili:
Marco Beci,
Stefano Rolla
Inoltre morirono 9 civili iracheni che si trovavano nei pressi della base dei carabinieri al momento dell'esplosione.
Anche l'Italia ora aveva pagato il suo tributo all'un'operazione militare con finalità di mantenimento della pace.
Aveva avuto i suoi funerali di stato. Le sue alte cariche allineate, sull'attenti, davanti alla bare fasciate di verde, bianco e rosso.
I funerali delle vittime italiane dell'attentato di Nassiriya furono trasmessi in diretta Tv.
L'Italia pianse i suoi eroi.
Vide in faccia le mogli e le madri disperate, gli contò le lacrime.
I figli incoscienti, quasi inconsapevoli, quasi pensavano che fosse una festa quella, quasi come se nessuno avesse spiegato loro che dentro quei tricolori c'erano i loro padri.
Che non avrebbero mai più rivisto.
Che avevano perso la guerra di pace.
Fino a quel momento l'Italia non aveva preso parte alla missione statunitense.
Da quel momento in poi il governo italiano poteva mostrare le medaglie al valore agli alleati statunitensi e pretendere gratitudine dal figlio Bush!