Storia

Ex Jugoslavia 1990 - 1995

Ex Jugoslavia 1990 - 1995

Esisteva una terra chiamava Jugoslavia, una bellissima terra. Tra il 1990 ed il 1995 quella terra fu attraversata da guerre di una violenza devastante.

Dopo la guerra del Golfo ecco un'altra guerra con cui dovevamo fare i conti.

Di questa non ricordo le bombe, delle guerre di Jugoslavia ricordo la devastazione. Ricordo telecamere e cronisti farsi strada tra casa distrutte, corpi abbandonati alla decomposizione, bambini rimasti orfani.

Ricordo che abbiamo inziato a vedere volti simili a quelli della tv tra di noi, ricordo che la gente iniziava ad averne paura.

La Jugoslavia prima della guerra era bellissima. E' stata la seconda vacanza estiva della mia vita.

Il mare era stupendo, le persone gentili, distese, cordiali.

Fu l'ultima estate in cui da bambina potevo dire Jugoslavi senza che qualcuno mi riprendesse dicendo EX, ora si chiama EX Jugoslavia.

Quell'estate però inizavano ad esserci dei controlli veramente duri alle frontiere.

Non avevo mai visto un mitra, non ricordo di averlo visto mai più in realtà. Una notte mentre io e la mia famiglia raggiungevamo l'albergo ci fermarono per un controllo e vidi che uno dei militari aveva un mitra.

La sensazione fu di paura, non la posso dimenticare.

Ho sempre odiato le armi, il senso di invincibilità che trasmettono gli occhi di chi le possiede.

Ho sempre odiato le armi, i fuochi d'artificio, i "botti" di capodanno.

Ci allontanano dalla nostra dimensione, ci esaltano e ci allontanano da noi.

Questo pensiero era radicato già in me allora, quando vidi il mitra e non capii perché quel soldato doveva averlo con sé.

Riconobbi altri soldati armati nei Tg dell'inverno seguente.

Riconobbi i tratti somatici delle persone incontrate durante quella vacanza.

I volti che ancora oggi ci fanno paura.

Quell'odore di alcol, quello sguardo vitreo.

Molti slavi hanno dovuto lasciare le loro terre per ritrovare la dignità della vita qui da noi.

Li temiamo ancora.

Certi di loro abbiamo ragione di temerli perché alcuni nuclei in contatto con la nostra criminalità organizzata provengono proprio da lì.

I volti che conobbi in Jugoslavia però allora non erano come li vedo oggi.

Gli sguardi, gli odori. Era tutto diverso prima della guerra.

Vorrei poter tornare lì oggi, sperando di ritrovare le cose che ho conservato nella mia memoria di bambina.

E' curioso, oggi se si parla di croati, boemi, serbi, sloveni e soprattutto di albanesi non si riesce a non essere diffidenti.

Bhè le popolazioni non nascono in un modo. Sento spesso dire che "Quelli lì sono fatti così, hanno nel sangue la violenza, sono senza scrupoli, non hanno rispetto nemmeno delle loro madri".

Ebbene "quelli lì" non sono così per nascita, se alcuni di loro lo sono diventati è perché avevano una vita, una terra, delle case e delle madri che hanno visto cadere sotto i colpi della guerra. Hanno attraversato il mare con mezzi di fortuna per sfuggire alla tortura, hanno lasciato dietro le loro spalle una vita che magari gli piaceva, in cui magari stavano bene. Non per tutti l'Italia è un sogno, non è detto che l'unico scopo della vita di un popolo sia quello di raggingere l'Italia e sentirsi dire che "se vogliono stare qui devono rispettare le nostre regole".

Ma che cos'è qui? Chi è qui? Chi siamo noi per dire che "qui" è nostro, che "qui" siamo noi e "lì" sono loro.

Gli slavi che oggi sono qui da noi magari amavano la terra in cui sono nati, magari devono ubriacarsi ogni giorno per dimenticare di esser dovuti venire in un paese come il nostro, che dimentica troppo spesso.

Cosa avremmo fatto noi se l'Italia fosse stata spezzettata?

Che cosa si direbbe dei Romani, Napoletani, Palermitani, Milanesi, Piemontesi in giro per il mondo a cercare casa? Cosa si direbbe?

Avremmo ognuno una caratteristica, dei tratti somatici?

Forse quelle stesse caratteristiche che il nord Italia ancora attribuisce per regione di nascita, quindi:

Romano: sfaticato

Napoletano: ladro

Palermitano: mafioso

Milanese: grande lavoratore, ma freddo

Piemontese: pochi sentimenti, tanto portafogli

Ecco ci piacerebbe essere accolti così? In un paese straniero in cui siamo obbligati ad andare per garantire una vita ed un futuro ai nostri figli?

Posto che la nostra Italia ragiona davvero ancora così per tre quarti, ci piacerebbe essere additati in questo modo se dovessimo essere obbligati a stare in un paese che non ci vuole?

Non lo so, io credo di no.

Credo che la terra su cui siamo nati non sia nostra, non sia nostra nemmeno in quanto uomini e che prima di tutto dobbiamo imparare a rispettarla perché prima di ogni altra cosa è del pianeta che siamo ospiti. Ed in qualità di ospiti del pianeta non credo che possiamo sentirci in diritto di diventare ospitanti.

Ma tutte le parole sono inutili quando non ci si pone domande.

E allora non poniamocele certe domande, continuiamo a credere che il posto in cui nasciamo ci possa donare un carattere, dei tratti somatici, delle attitudini ed il diritto di sentirci proprietari della terra sulla quale viviamo. Talmente proprietari da poter dire che alcune persone su questa terra "qui" non possono starci.

Continuiamo pure a credere che quella gente non abbia visto morire le proprie madri, mogli, sorelle sotto i colpi delle bombe e dei mitra e che i loro occhi non siano diventati vitrei per questo.

I vostri commenti

lo so come mi chiamo
Sono rimasta a bocca aperta, mentre leggevo immaginavo tutto il filmino delle parole che dicevi! E pensare se capitava a noi? cosa si faceva? dove si andava? dato che noi nn abbiamo accolto nesuno...
Margherita
senza parole..solo tanta tristezza e voglia di raccontare, per far sì che non si ripeta più...è un'utopia perchè siamo in mezzo alle guerre, ma una speranza e un valore nel raccontare queste esperienze io credo che ci siano.

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