Gli ultimi vent'anni del caro vecchio Novecento videro la luce lasciando al tramonto il terrore.
La fine delle Brigate Rosse.
L'inizio di un nuovo decennio alle porte.
Che scalpita. Che scalcia. Che spinge per iniziare a lasciare i propri segni.
Saranno i segni di una nuova alba? Saranno i segni di una nuova vita?
Avremo imparato qualcosa da questi anni di piombo che ci stiamo lasciando alle spalle?
Come si aprono i Trent'anni che chiuderanno il vecchio secolo ed apriranno il nuovo millennio?
La prima estate di questo trentennio fa maledire il cielo.
Il 30% di vacanzieri in meno.
Un Luglio freddo e piovoso fa maledire il cielo.
Tutto come sempre.
Come da sempre. Come per sempre.
Il ritmo della vita cresce. Sempre di più. Sempre più scaltra. Sempre più impavida.
Finito il terrorismo.
Finiti gli uomini a volto coperto che hanno giustiziato gli ultimi dieci anni.
Finiti gli attacchi allo Stato.
E lo Stato ora, senza più attacchi e senza più vittime come sarà? Come si comporterà?
Come si aprono, dunque, gli anni '80?
Con gli occhi al cielo.
A maledire, ad imprecare, a reclamare fortuna.
Perché al cielo?
Perché verso il cielo?
Era un Venerdì. Venerdì 27 Giugno 1980.
Alle ore 21.04 l'aereo di linea I-TIGI Douglas DC-9 dell'Itavia, in volo da Bologna verso Palermo, fece perdere le sue tracce.
Dal cielo il segno di cosa saranno gli anni dopo il terrore.
Il Dc-9 con a bordo 81 passeggeri non risponde alle chiamate per l'autorizzazione di inizio discesa.
All'aeroporto di Palermo il ritardo del volo viene segnalato come INDETERMINATO.
Alle domande dei cari accorsi a chiedere informazioni viene risposto che il volo risultata DISPERSO.
INDETERMINATO.
DISPERSO.
Queste le prime parole che segneranno la vita futura delle vittime lasciate in vita dal mistero di Ustica.
All'alba del 28 Giugno il mare di Ustica iniziò a restituire alcuni cadaveri al cielo.
Altri non sono mai stati ritrovati.
Il DC-9 dell'Itavia si inabissò lì dove il mare raggiunge i tremila metri di profondità.
Degli 81 passeggeri nessuno fu risparmiato alla morte.
Degli 81 corpi che il DC-9 portò giù con sè solo trentotto riuscirono ad avere sepoltura.
Tutti gli altri riposano ancora in fondo al mare. Assieme al mistero di quella notte.
Lo Stato non era vittima ora.
Lo Stato non era stato colpito ora.
Lo Stato che ieri chiedeva giustizia oggi risponde:
INDETERMINATO.
Lo Stato che ieri chiedeva giustizia oggi risponde:
DISPERSO.
Ora lo Stato salvo dai Commando alza le mani.
La verità su Ustica viene affidata alle indagini dei cronisti.
Alla volontà di singoli uomini.
Alla sete di giustizia dei famigliari delle vittime.
Giornalisti come Andrea Purgatori.
Giudici Come Rosario Priore.
Associazioni come quella dei parenti delle vittime di Ustica.
Grazie al loro impegno oggi sappiamo che quella notte nel cielo sopra le nostre teste c'era una guerra.
Grazie al loro impegno sappiamo che i resti del DC-9 parlano non di bomba, non di cedimento strutturale.
Grazie al loro impegno sappiamo che in fondo al mare, insieme ai resti dell' I-TIGI Dell'Itavia, è stato rinvenuto un serbatoio esterno di un caccia americano.
L'impegno di questi uomini e di queste donne non è bastato però.
Ancora oggi Ustica rimane un mistero.
L'unica certezza che abbiamo di quella notte è che il DC-9 si trovò al posto giusto nel momento sbagliato.
L'unica cosa che possiamo fare per le vittime di Ustica è non smettere di chiederci perché.
L'unica cosa che possiamo fare per il cielo è non smettere di chiedergli : perché?
A temere il cielo.
Ecco come iniziano veramente gli anni ottanta.
A temere che dal cielo si possa essere inghiottiti.
Inabissati.
Dimenticati.
Indeterminati.
Dispersi.