Mi dispiace molto perchè in fondo ho amato questo libro.
Mi dispiace molto ma inserisco anche questo nella sezione "non libri" del nostro recente passato.
Ricordo che lo presi prima che divenne un successo, lo presi perchè rimasi incuriosita dalla recensione televisiva che ne fece Giovanna Zucconi.
La Zucconi è una delle poche critiche letterarie, insieme a Giuseppe Leonelli che è stato anche mio docente all'università, della quale seguo le indicazioni.
La trovo risoluta e mediamente indipendente ma soprattutto trovo che sappia cogliere le essenze dei testi per cui spende la propria faccia ed il proprio nome.
Insomma, presi questo libro prima di un viaggio Roma - Milano quando i viaggi duravano ancora 4 ore e mezza.
All'arrivo a Milano Centrale lo avevo praticamente finito.
Posto che non c'è nessuno posto, nemmeno la biblioteca che amiamo di più, in cui è più poetico leggere.
Leggere in treno sublima l'esperienza letteraria.
Quindi amai, in quelle ore, follemente questo libro.
L'esordiente Giordano aveva dimestichezza con le parole, ne sapeva fare buon uso.
Allora perchè lo inserisco tra i "non libri"?
Perchè quella di Giordano è la fortuna di un istante.
Chiunque di noi con un fisico mediamente atletico può raggiungere un giorno, senza saperlo, un tempo che gli permetterebbe di qualificarsi per una competizione ufficiale. Qualcuno abituato a nuotare per hobby, senza mai saperlo, una sera in cui è particolarmente rabbioso in vasca potrebbe far segnare un tempo record.
Chiunque si diletti nel calcio un giorno qualunque mentre è sul campo con gli amici potrebbe tirare fuori dal cilindro un cucchiaio degno di Francesco Totti.
Questo non vuol dire che tutti possiamo essere campioni illuminati dal fuoco sacro come Federica Pellegrini e Francesco Totti.
Ecco secondo me "La solitudine dei numeri primi" è stata il record occasionale del "non scrittore" Paolo Giordano.
Ricordo poi altri stralci di belle combinazioni di parole trovate da Giordano, ma Giordano non è sicuramente uno scrittore e "la solitudine dei numeri primi" per me rimane un non libro. Nonostante quel bellissimo Roma - Milano in cui lo lessi tutto d'un fiato.
E' l'approccio letterario che, in un'analisi più approfondita, manca a quel libro.
Si percepisce, se si ascolta il battito del cuore di quelle parole, la mente ed il polso dell'uomo di numeri e non di lettere.
Credo che quel ragazzo avesse dentro un forte impulso di gridare al mondo la propria diversità, e che sia stata una mente abbastanza vivace da tirare fuori una buona storia.
Credo allo stesso modo che il premio Strega in quel 2008 lo meritasse Ermanno Rea.
Perchè Rea è uno scrittore vero, perchè Napoli Ferrovia completava la sua illuminata trilogia su Napoli, perchè lo Strega dovrebbe premiare gli scrittori e non gli esperimenti.
Ecco "la solitudine dei numeri primi" è stato un esperimento.
Ben fatto.
Ma perchè l'arte deve subire sempre il ritorno degli esperimenti di chiunque?
Chiunque può fare l'esperimento di un libro e godere di quel che ne viene.
Eppure se io domani mi sperimento professoressa, anche se potenzialmente posso tirar fuori una bellalezione, non mi è consentito di avere una cattedra per un anno. Per avere una cattedra devo dimostrare di avere un titolo di studio, iscrivermi al provveditorato e fare tutta la trafila da precaria.
Se domani faccio una bella arringa poi non mi è permesso di andare in tribunale e vendermi come avvocato.
Se mi impegno per un lungo periodo per imparare le tecniche di progettazione delle case poi non mi è permesso, senza nessun titolo, di costruire case.
Neppure se domani decidessi di essere una tassista potrei esserlo senza una licenza.
Allora perchè chiunque può scrivere un libro ed essere chiamato scrittore?
Perchè chiunque può uscire da un reality e andare a recitare con Julia Roberts o con Ferzan Ozpetek?
Perchè chiunque può decidere di voler incidere un disco o di diventare musicista?
Ecco questo non lo perdono a questo paese, non lo perdono anche se sono grata a Giordano per quel viaggio in treno accompagnato dalle sue parole.
Giordano non è Ermanno Rea e non sarebbe dovuto esistere nemmeno il confronto.