Giochi e videogiochi

La PlayStation

La PlayStation

Per continuare il viaggio nella storia dei videogiochi non potevamo non incontrare la prima consolle della saga PlayStation, sembra ieri eppure sono passati più di dieci anni dal lancio di questo ennesimo prodigio tecnologico che ha cambiato le nostre vite ed il nostro modo di intendere "il gioco".

Parlavamo di livelli quando abbiamo introdotto il discorso attorno l'Amiga 500 ed il Game boy, ora entra in gioco la storia, l'umanizzazione e la serialità dei giochi. I giochi della Playstation prendono di punta un pubblico che non finisce con gli adolescenti, saranno proprio i trent'enni ed i quarant'enni ad essere stregati da questa nuova invenzione diabolica della Nintendo. Ora il calcio non è più una partita ma sono interi campionati, si intensifica il mercato delle "memory card" che permettono di salvare i nostri progressi all'interno dei videogames. Senza queste schede di memoria l'esistenza della consolle non avrebbe senso, la forza della playstation infatti, ribadiamo, sta nel modo maniacale in cui chi ne usufruisce viene legato per ore a risolvere soluzioni strategiche di guerra o a giocare un campionato.
I calciatori non sono tutti uguali ma sono perfettamente identici agli idoli del calcio giocato nei tratti somatici e nelle caratteristiche agonistiche, è un vero e proprio mondo virtuale quello che si para davanti al nuovo giocatore "playstation addicted".
Ora il mondo del calcio, per prendere questo esempio ma possiamo citare quello del motomondiale o della formula 1 o del basket alla stessa stregua, è totalmente arrivabile. La squadra del cuore del giocatore medio è nelle sue mani, si possono fare acquisti, vendere e comprare giocatori, elaborare schemi di gioco, qualificarsi alle coppe europee e vincere competizioni in cui non si è mai riusciti ad accedere neppure come spettatori (il campionato per club, ad esempio).

Il mondo della playstation vince per questi motivi, dona una nuova adolescenza agli adulti ed un potere da adulti agli adolescenti.
Da qui, dalla nascita di questa porta sul mondo virtuale, si possono aprire con cognizione di causa dibattiti sull'inadeguatezza del modo in cui si lascia che i ragazzi vengono esposti al gioco.
La playstation, così come internet, ha i suoi pro ed i suoi contro. I pro sono nel continuo mettere alla prova la mente dei ragazzi ( la famosa curva del dormiglione di cui parlavamo giorni fa) ma i contro riguardano la dipendenza che i giovani (e non solo) possono sviluppare al riguardo, e soprattutto l'incapacità di uscire dal mondo virtuale per vivere serenamente in quello reale.

Se il gioco non è più un momento di svago e di crescita ma diventa un modo per sfuggire al reale, allora la situazione diventa pericolosa. Se l'incomunicabilità che si sviluppa nel mondo reale diventa violenza repressa che si sfoga attraverso il videogames, allora è un pericolo per il giovane e per la società!
Chiaramente anche in questo caso il vero dramma è sempre l'assenza della famiglia, che dovrebbe prestare sempre più attenzione alle attività dei propri figli, che dovrebbe impegnare le vite dei propri figli in sport ed attività parallele alla scuola e non lasciarli parcheggiati davanti a tv e videogames. Detto questo, che mi sembra sempre talmente ovvio da non sentire la neccessità di ribadirlo ogni volta che si parla di media e giovani, è vero anche che i produttori di videogiochi hanno superato ogni limite di decenza una volta verificato il fascino esercitato da playstation 1,2,3, X Box e Psp sui milioni di giovani che ne sono accaniti fans.

Solo per farci un'idea vi dico che in soli 3 anni, dal 1995 (anno del lancio ufficiale in Stati Uniti ed Europa) al 1998, il numero di PlayStation vendute nel mondo era di 40 milioni di unità, e non si contano i giochi venduti anche considerando quelli non originali.
Dalla playstation in poi l'occhio di tutti noi, e degli osservatori della nostra società, inizia giustamente ad essere critico nei confronti dei videogames.

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