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La rivoluzione civile e la rabbia populista

Sono stata una delle persone che ieri sera "ha acceso" la trasmissione di Michele Santoro. 
Ed è stata una meravigliosa sensazione.

Non è una questione politica, è l'idea che qualcuno riesca a fare dell'informazione, che riesca a fare questo nostro mestiere per come ha pensato di volerlo fare quando era ancora un ragazzo.

E' una questione di sogni... tutti noi che oggi possiamo andare in edicola, sul nazionale, con le nostre parole, avevamo sognato di questo mestiere, di queste parole, di questo ticchettìo della tastiera che rende magico il silenzio della concentrazione.
Di quando rimane incastrata nel mare dei pensieri una sola parola, quella che sai e che non vuole suonare nella mente, che poi quando arriva apre il mare dei periodi che raccontano chi siamo.

C'è una rivoluzione dietro questo, dietro chi ancora crede e rincorre una professione che ama.
Dietro chi ancora cerca di raccontare, di denunciare, di gridare.

Il 20 Ottobre un potente nubifragio si è abbattuto su Roma portando via con sè la vita di un nostro fratello.
Di un nostro fratello morto prigioniero dell'abusivismo, della negligenza e dell'indifferenza.

Quello stesso giorno Rainews24 aveva annunciato la sua morte pressappoco così: "nubifragio a Roma: morto un immigrato".
Perchè? Mi chiedo perchè!
Perchè specificare il fatto che non fosse italiano? forse perchè in questo modo si poteva pensare ad un uomo morto in un campo rom piuttosto che nella sua casa? quella casa che, per pochi metri quadri, costava più di 500,00 euro al mese? 

Quello di Roma fu il primo nubifragio da allarme.
Quel giorno contattai "Il Fatto Quotidiano", dissi che volevo porre l'attenzione su questa morte perchè era indice di una mancanza di sicurezza per tutto il paese; perchè sono ormai tre anni che si abbattono sulle nostre città nubifragi terrificanti e i morti di questi giorni, ultimi quelli di Genova, sono morti annunciati.
"Il Fatto Quotidiano" mi rispose: << non ci occupiamo di cronaca locale >> 

Giorni dopo furono la Toscana, la Liguria, oggi Genova a piangere i loro morti. 
Sono anche questi problemi di cronaca locale?
O forse il nostro lavoro dovrebbe sentire il dovere di denunciare certe morti per riuscire a mettere in allarme le persone riguardo le insidie che questo paese oggi riserva loro?

Ieri Santoro ha parlato di quello che pensava fosse giusto denunciare, ed il suo popolo,che ha contribuito alla messa in onda del suo programma, era lì con lui, a capire con lui.
E questo, da qualunque parte venga, risana lo spirito del nostro lavoro.

Quello che ieri sera non mi è piaciuto è stato l'isterico sfogo di una ragazza del pubblico, che si è scagliata contro tutti. Che ha gridato contro la classe politica tutta, e la classe imprenditoriale tutta.
Non è di questo che abbiamo bisogno, non sono questi giovani che possono fare la differenza.

C'è una politica da salvare, c'è una classe imprenditoriale in cui sperare.
C'è un momento per la sacrosanta indignazione e c'è un momento per il dialogo.

C'è un momento per non allarmare e c'è un momento per dire a chi ci legge: "ATTENZIONE"  

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