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La Cassetta della Posta

La Cassetta della Posta

Rimaniamo sull'argomento della comunicazione. Abbandoniamo le nostalgie da studenti, e rimaniamo sulla comunicazione.

Quella che vediamo qui a sinistra è una vecchia cassetta della posta. Negli anni novanta alla fine di ogni estate, dopo ogni vacanza conclusa si lasciavano gli amici della stagione con la promessa che gli avremmo scritto.

Negli ultimi dieci anni non ho fatto altro che sentire massmediologhi, o presunti tali, parlare della fine del bisogno di comunicare. Della fine della comunicazione attraverso le lettere.
Il fatto che sia cambiato il supporto vuol dire che sia finito il bisogno di comunicare?
Credo di no.
Sono una delle poche persone che usa ancora la cassetta delle lettere per comunicare. Carta, penna e francobollo. Potrei tenere in piedi da sola l'industria delle poste italiane.
Sono anche una che ha deciso di comprare uno spazio sul web per condividere dei pensieri con la rete.

Non è necessario scegliere da che parte stare per forza, non è una competizione tra il vecchio e il nuovo. Nessuno deve sentirsi in dovere di difendere il vecchio che rischia di essere tagliato fuori.
Oggi abbiamo una possibilità in più, oggi abbiamo dei supporti che ci permettono di comunicare in modo più veloce ed immediato.
Ma anche per questo discorso, come per quello tra diari e social network, credo che sia solo l'opportunità in più offerta dalla nuova tecnologia digitale a cambiare.

In Italia, anche se a stento, le cassette della posta esistono ancora. Gli Stati Uniti invece hanno iniziato a diminuire la loro effettiva funzionalità; Gli USA hanno infatti deciso di rimuovere quelle cassette che a fine giornata conterranno meno di 25 missive. Ad oggi ne rimangono attive circa 175mila dopo che, nell'arco degli ultimi vent'anni, ne sono state rimosse circa 200mila.

Chi ha per mano questi dati ne prende spunto per portare avanti soliloqui sulla fine del bisogno di comunicare.
Non credo che questa sia la verità, credo che sia più romantico ricevere una lettera che porta con sè l'odore di chi l'ha scritta. Credo che sia più magico sforzarsi di leggere tra la calligrafia che testimonia il momento stesso in cui certi pensieri sono passati dalle mani alla penna.
Ma tutto questo non deve essere un appiglio, non lasciatevi convincere. Non viviamo in un mondo in cui non siamo più capaci di comunicare.
Più lo dicono, più ci convincono, più ci convinciamo che non siamo capaci di farlo.

Il supporto non conta.

Se siete tra le mia pagine virtuali, a leggere le mie parole, allora avete voglia di comunicare.
Se scrivete un biglietto di auguri per Natale allora avete voglia di comunicare.
Se mandante un sms di buongiorno o di buonanotte alla persona che amate allora avete voglia di comunicare.
Se mandate una mail alla vostra migliore amica dopo una brutta giornata allora state comunicando.
Se aggiornate il vostro stato su Facebook quando vi succede qualcosa di bello allora state comunicando.

Credete di comunicare, credete al vostro bisogno di comunicare.

Educate i vostri figli all'uso dei nuovi supporti tecnologici, scopriteli con loro.
Confrontate i vostri diari scolastici con le loro bacheche di Facebook.
Riscoprite le lettere d'amore che vi scambiavate trent'anni fa con le email che i vostri figli ricevono oggi.

Vi renderete così conto che questo mondo ha voglia, bisogno e fantasia per comunicare.

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